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Terzo settore e pubblica amministrazione, la sfida si gioca tutta su collaborazione e innovazione in punta di legge. Trasparenza, condivisione di risorse ed efficacia d’intervento sono le chiavi per un nuovo rapporto fra pubblica amministrazione ed enti senza fini di lucro che adesso, dopo la riforma del terzo settore, ha bisogno di linee guida, ancora più necessarie e rilevanti anche in relazione alle modalità di impiego dei fondi sociali europei che arriveranno dal cosiddetto “recovery fund”.
In questo contesto si segnala la nomina di Luca Gori, ricercatore in Diritto costituzionale dell’Istituto Dirpolis (Diritto, Politica e Sviluppo) della Scuola Superiore Sant’Anna, nel gruppo di lavoro del Ministero del Lavoro, su proposta del Forum del terzo settore. Si tratta di una task force composta da giuristi e da rappresentanti delle amministrazioni centrali e di quelle regionali che stenderà le linee guida sul partenariato tra enti non profit e pubblica amministrazione. Insieme al gruppo di ricerca del Centro Maria Eletta Martini, con sede a Lucca, presieduto da Emanuele Rossi, docente di Diritto costituzionale all’Istituto Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo) della Scuola Superiore Sant’Anna, su incarico del Centro Servizi per il volontariato della Toscana (Cesvot), Luca Gori ha già collaborato alla scrittura della legge sul terzo settore per la Regione Toscana, e ora sta replicando questa esperienza collaborando con le RegioniFriuli-Venezia Giulia e Valle d’Aosta.
La pandemia da Covid-19 ha messo in luce o amplificato una serie di urgenze che i giuristi sono ora chiamati a colmare. “Sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria – spiega Luca Gori – si è messa in moto una catena di solidarietà che ha visto associazioni in prima linea sia per raccolte fondi sia per la creazione di veri “nuovi servizi” per fronteggiare l’emergenza sanitaria e sociale. Ecco che si è posta la questione di dare impulso a un ‘modello’ di rapporti fra terzo settore e pubblica amministrazione non semplicemente basato sul mercato e sulla concorrenza, bensì sulla solidarietà e sulla collaborazione”.
I temi sono molti e sensibili: servizi sociali, cultura, ambiente, servizi che nel tempo della pandemia sono stati essenziali per andare avanti e sostenere il Paese. Di rilievo è il rapporto con l’Unione Europea che, commenta Gori, “pare avere qualche difficoltà a ‘leggere’ il rapporto fra enti non profit e pubblica amministrazione perché non passa dal mercato”. “Il nostro obiettivo – precisa ancora Luca Gori – è invece proprio valorizzare l’apporto di questi enti solidaristici”.
“Il nostro sforzo –sottolinea il ricercatore – è costruire, attraverso norme e leggi che tengano conto di un’ampia casistica, meccanismi di rapporto fra terzo settore e Pubblica Amministrazione che siano più semplici, chiari e soprattutto flessibili. E che al tempo stesso valorizzino il Terzo settore. Esistono formule innovative in base alle quali, oltre a finanziamenti diretti, c’è la possibilità da parte della pubblica amministrazione di concedere un bene pubblico inutilizzato per farne, ad esempio, strutture per disabili o centri culturali senza passare per forza da bandi competitivi. Ma si pensi anche al tema dei beni confiscati alla mafia”.
“L’obiettivo – spiega ancora Luca Gori – è, in pratica, valorizzare l’apporto dei cittadini attivi. Il pubblico ha difatti bisogno di queste realtà e tante volte non si può permettere di seguire le regole ordinarie, perché esse rispondono al mercato”. La trasparenza e la concorrenza, insomma, non possono risolversi a danno della utilità sociale. “È condiviso che l’intervento di enti senza fini di lucro – spiega ancora il ricercatore della Scuola Superiore Sant’Anna – migliori la qualità dell’intervento della Pubblica Amministrazione. In alcuni settori delicati, in cui sono coinvolti i diritti fondamentali delle persone, l’intervento di un ente non profit garantisce attenzione alla persona e la capacità di leggere meglio i bisogni, senza fine di lucro appunto. Ma il fatto che la pubblica amministrazione concluda accordi con questi soggetti pone dei problemi, fra i quali la trasparenza, la verifica della qualità degli interventi e le attività svolte”.
Luca Gori spiega ancora: “Esistono casi diventati scandali per le cronache non soltanto italiane, come ‘mafia capitale’. Le linee guida che saranno predisposte hanno perciò lo scopo di trovare il modo di garantire la trasparenza e valorizzare la collaborazione con questi enti non sono controparti ma alleati dello Stato”.
Una delle idee su cui il gruppo lavorerà “riguarda – annuncia Luca Gori – l’idea che i “progetti” di intervento sociale non siano sollecitati dalla pubblica amministrazione ma possano provenire dal Terzo Settore, dal basso, con l’obbligo – aggiunge – da parte della stessa pubblica amministrazione a prendere in esame i progetti e a dare risposte”.
“Da tempo – spiega Luca Gori – , ci occupiamo di questi temi con il professore Emanuele Rossi e i colleghi del gruppo di ricerca. Nel 2016-2017 è stata approvata una riforma del Terzo settore piuttosto importante e globale, e già allora il contributo del nostro Istituto Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo) della Scuola Superiore Sant’Anna fu rilevante. I relatori parlamentari accolsero infatti diverse nostre indicazioni in occasione di un incontro organizzato dalla Scuola Superiore Sant’Anna”. “Attraverso corsi di Alta Formazione e convegni – prosegue il ricercatore – abbiamo proseguito gli approfondimenti su questo tema e, con la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e la Fondazione Coesione Sociale, abbiamo creato un Centro di ricerca ad hoc, intitolato a Maria Eletta Martini”.