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Lo smart working nel settore automotive

Cos’è lo smartworking? Come inserirlo all’interno dei processi produttivi, soprattutto nella filiera automotive? Questi i temi del convegno online, organizzato da Movet e Gate 4.0, intitolato “Lo smartworking nel settore automotive” e inserito nel programma dell’Internet Festival 2020.

Al centro del dibattito, la definizione di smartworking, spesso confuso con il telelavoro, a cui si aggiunge l’analisi dell’impatto che il lavoro agile ha o avrà sui processi industriali, produttivi e anche sulle dinamiche di genere. A confrontarsi relatori provenienti dal mondo accademico, dal sindacato e dalle imprese, con la presentazione di alcune esperienze aziendali, tra le quali quelle di “Vitesco Tecnologies” (Gruppo Continetal) e “Magna Mecatronics”.

«La conferenza è un’occasione di approfondimento sullo smart working con un focus sul settore automotive – dichiara Giuseppe Pozzana,  presidente di MovetCentro d’Iniziativa su Motori, Veicoli e Tecnologie –. Un settore all’avanguardia nell’innovazione tecnologica, che ha reagito meglio e prima di altri all’emergenza coronavirus».

«In Vitesco abbiamo introdotto lo smartworking dal 2019 prevedendo un giorno a settimana da svolgere con tale modalità – afferma Laura Lembi, Responsabile risorse  umane del gruppo Vitesco (Continental) per l’Italia – . Il covid ha ampliato l’uso del lavoro agile e oggi ci è utile per modulare la presenza di impiegati negli uffici. Sicuramente sarà interessante capire gli sviluppi futuri del lavoro agile».

“Lo smartworking nel settore automotive”, che si terrà venerdì 9 ottobre dalle ore 11 alle ore 13, vedrà la presentazione dello studio inedito “Smart or Hard work per i knowledge workers?” realizzato da Gate 4.0, il neonato “Distretto tecnologico Advanced Manufacturing” promosso dalla regione Toscana. Su un campione di circa 900 professionisti della conoscenza intervistati durante il periodo del lockdown, è emerso che quasi il 60% non riesce a distinguere nettamente in termini di tempo la vita privata dal lavoro. Inoltre, l’11% del campione afferma di abusare di cibo mentre lavora da casa e il 39% degli intervistati mancano le chiacchiere e le interazioni fisiche con i colleghi. «I knowledge wokers sono fra le categorie che più hanno usufruito del lavoro da casa in tempo di Covid – spiega Gualtiero Fantoni, professore associato presso il dipartimento di ingegneria civile e industriale dell’Università di Pisa -. Nelle fabbriche invece, lo smartworking ha avuto applicazioni più limitate e focalizzate sull’automazione e remotizzazione del controllo dei processi produttivi».

Concentrato sul lavoro l’intervento della segretaria regionale della CGIL, Dalida Angelini, che afferma: «Lo smartworking può rappresentare un elemento positivo con ricadute anche sul benessere della comunità, si pensi alla riduzione dell’inquinamento. Tuttavia è importante la sua regolamentazione attraverso gli strumenti della contrattazione».

L’iscrizione e la partecipazione alla conferenza sono gratuite; l’iscrizione si può effettuare tramite il link alla piattaforma Eventbrite https://bit.ly/SmartworkingAutomotive .