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Abbiamo appreso, con non poco sconcerto, rabbia e stupore, dell’ultimo DPCM varato dal governo. Ancora una volta, l’ennesima, vengono scaricati costi e responsabilità della gestione della pandemia su una parte del Paese, quella di cui facciamo parte, quella che è stata presidio sociale per molti in un momento drammatico di alienazione, solitudine e incertezza.
Lo vogliamo dire, questa volta con fermezza e chiarezza: noi non ci stiamo. Non ci sono evidenze scientifiche che dimostrino come i luoghi di socialità, cultura, ricreazione siano fulcro di contagio e rischio epidemico per chi li attraversa. Come Arci Pisa abbiamo sul territorio oltre 100 presidi di socialità, in alcuni casi essi rappresentano i soli luoghi di vita delle comunità, in questi ormai oltre otto mesi di emergenza sanitaria, in nessuno di questi è stato riscontrato un focolaio o caso specifico di Covid. Perdipiù, nella fase successiva al primo lockdown, abbiamo prontamente adeguato i nostri luoghi con protocolli anticontagio serrati, anche laddove non erano previsti, insieme all’applicazione di quelli già proposti dal governo e dagli enti locali e con un investimento economico importante che ci permettesse di prendere tutta una serie di misure a tutela dei nostri associati, di chi vi lavora, di chi partecipa alle nostre attività e dello spazio stesso.
Nel punto più drammatico della pandemia abbiamo predisposto e lo stiamo ancora facendo, attività di sostegno alimentare per i più poveri, di doposcuola, di riorganizzazione dei nostri spazi per chi non sa dove studiare o lavorare, di attività per gli anziani e per l’infanzia. Siamo stati l’ultimo, forse l’unico, baluardo di speranza, nel buio pesto della crisi sanitaria, sociale ed economica. Abbiamo accettato all’inizio della pandemia la chiusura generale, abbiamo saputo cogliere, con spirito solidale, la complessità della fase e ci siamo messi con senso di responsabilità a disposizione. Da parte nostra, come mondo associativo, di promozione sociale, afferente al terzo settore, non c’è mai stata una parola fuori posto, ma sempre grande serietà e onestà per uscire quanto più velocemente possibile dall’emergenza.
Non abbiamo fatto mai mancare il nostro apporto e fatto non solo quanto ci veniva chiesto, ma anche di più. Per questo la responsabilità non può essere oggi unilaterale, nel tempo in cui si presenta la sfida, essa deve essere condivisa e collettiva. Sulla base di questo principio ci saremmo aspettati tutta una serie di interventi, anche economici, a sostegno del terzo settore, queste aspettative sono andate disperse e sono state tradite, insieme ad una mancata e seria programmazione, nei mesi della ripartenza, in cui pure si poteva e doveva immaginare una ripresa cruenta dei contagi.
Sia chiaro, lo diciamo in maniera netta, non ignoriamo la complessità dei numeri di questi giorni, ma ci permettiamo di non condividere le scelte e le modalità con cui queste sono state assunte. Hanno ancora una volta carattere fortemente penalizzante per alcune specifiche realtà e nessun tipo di garanzia, tutela e prospettiva.
Il servizio che noi offriamo è fondamentale, perché crediamo che una socialità fatta in sicurezza, come quella che abbiamo sempre fatto e continueremo a fare, sia non solo necessaria, ma persino utile a contrastare l’aumento dei contagi e la diffusione del virus.
I nostri spazi sono luoghi sicuri, sebbene il rischio zero non esista, in cui si può svolgere socialità in piena tranquillità. Lo facciamo perché è la nostra missione: non lasciare nessuno indietro e da solo, soprattutto adesso, ad affrontare questa terribile emergenza sanitaria, sociale ed economica.
Per questo motivo manterremo vivi, partecipati, controllati e soprattutto sicuri i nostri spazi.
Ci teniamo, infine, a ringraziare i nostri soci e i volontari che si sono presi cura dei nostri luoghi sociali in questi mesi, rispettando i protocolli e contribuendo attivamente alla tutela associativa, perché restando responsabili insieme, possiamo essere davvero l’unico antidoto per curare la solitudine e dare una socialità protetta a chi ne è escluso.
Ci aspettiamo dalle istituzioni locali e nazionali un intervento politico che non ceda alla demagogia e alle soluzioni semplicistiche, che ci permetta di continuare ad operare in sicurezza e che non ci ignori ulteriormente nei ristori fiscali ed economici.
Per questo motivo chiediamo rispetto per il nostro lavoro e ci auguriamo che si attivi subito un tavolo di confronto istituzionale.