In un tempo come il nostro, segnato dalla pandemia e dalla crisi economico-sociale, i Comuni devono impegnarsi al massimo per garantire a tutte e tutti i diritti sociali, tutelando le persone e i territori più vulnerabili, e mettendo veramente al centro le periferie urbane e sociali. L’amministrazione comunale di Pisa, rispetto a un quartiere sensibile come Sant’Ermete, sta andando in tutt’altra direzione. In questi mesi APES, l’azienda pisana per l’edilizia sociale, sta contattando vari inquilini del vecchio villaggio delle case popolari per notificare consistenti morosità e richiederne il pagamento, quasi come condizione per poter in futuro avere accesso ai nuovi alloggi in costruzione.
Quelle che gli uffici chiamano morosità “colpevoli” sono in molti casi l’esito di una campagna politica che alcuni inquilini conducono da tempo e pubblicamente, sospendendo il pagamento dell’affitto per denunciare le condizioni insostenibili di vita negli alloggi da loro occupati. Non si tratta, come afferma l’assessora Gambaccini, di alloggi semplicemente vecchi: l’umidità, la muffa, le infiltrazioni, la prolungata mancanza di manutenzione rendono certi appartamenti di Sant’Ermete inabitabili, fonte di disagio quando non di vere e proprie patologie. A fronte di questa situazione, chi è “in debito” è l’amministrazione, che fa vivere decine di persone in modo indegno.
Sulle morosità accumulate noi chiediamo che venga fatta piena trasparenza, perché le cifre richieste agli inquilini ci sembrano esorbitanti. Chiediamo anche che si riconosca il principio per cui, a fronte di un alloggio non adeguato, gravemente carente o persino insalubre, ci sia l’obbligo dell’APES di intervenire tempestivamente e il diritto da parte degli inquilini a una riduzione del canone, fino al suo azzeramento. Abbiamo chiesto di avere con urgenza la bozza di protocollo tra SEPI e APES che verrà sottoposta al Lode pisano per il recupero delle morosità: in questa delicata questione, occorre coinvolgere i sindacati degli inquilini, i comitati e gli abitanti dei quartieri delle case popolari, mettendo al centro il diritto ad alloggi di qualità e non il rientro dal debito. Chiediamo, inoltre, che i canoni di tutte le case popolari vengano profondamente rivisti e abbassati a fronte di situazioni economiche ulteriormente deteriorate negli ultimi mesi a causa dell’emergenza sanitaria e del lockdown.
Occorre prevenire situazioni del genere. Anche per questa ragione abbiamo chiesto alla Commissione consiliare Politiche sociali di svolgere un sopralluogo nei nuovi edifici popolari di via Giuseppe Bandi. A distanza di pochi anni dalla consegna, questi alloggi mostrano già numerose criticità: infiltrazioni, umidità, inadeguatezza del sistema fognario, allagamenti, problemi all’autoclave. Vivere nelle case popolari non deve mai significare dover accettare condizioni di vita indegne. Ci auguriamo che il sopralluogo si svolga in tempo rapidi e che APES prenda atto della situazione e intervenga tempestivamente.
Diritti in Comune (Una città in comune, Rifondazione Comunista, Pisa Possibile)