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La Toscana sfata un luogo comune sui centri per l’impiego pubblici: il 70 per cento di coloro che sono stati presi in carico hanno ottenuto nel corso dell’ultimo anno, nel 2019, un’opportunità di inserimento nel mercato del lavoro, addirittura l’80 per cento tra i 100 mila del programma “Garanzia Giovani”. E va bene anche sul fronte dei tirocini finanziati dalla Regione: il tasso di assunzione è del 60 per cento, il migliore tra le Regioni, con punte del 72 per cento in provincia di Prato e del 70 per cento nella Città metropolitana di Firenze. Quanto poi al Piano integrato per l’occupazione, la misura che in Toscana ha anticipato il reddito di cittadinanza, su circa 6700 persone dal profilo di occupabilità estremamente basso il 60 per cento ha avuto un’opportunità di inserimento.
“Certo – ammette l’assessore ad istruzione, formazione e lavoro della Toscana, Cristina Grieco – questi sono i dati prima della crisi Covid, che ha generato contraccolpi negativi su turismo ed export tradizionalmente locomotiva della nostra economia e sappiamo che ci attenderanno mesi difficilissimi dal punto di vista occupazionale. Ciò non toglie che la Toscana è stata la Regione dove dal 2008 ad oggi il tasso di occupazione è cresciuto di più, con 44 mila occupati nuovi. E l’aver costruito un modello che funziona ci permetterà di affrontare la situazione con più strumenti”.
Al termine della seduta della Commisione tripartita, organismo di confronto tra le parti sociali e le istituzioni, l’assessore fa il punto
sulle politiche messe in atto in questi anni. “Nel 2016, con il Programma regionale di sviluppo – dice – ci eravamo dati obiettivi ambiziosi da raggiungere entro il 2020: diminuire fino al 13 per cento il tasso di abbandono scolastico, rispetto al 16 per cento assegnato all’Italia, e
arrivare al 71 per cento per il tasso di occupazione, contro l’obiettivo italiano del 67 per cento. Entrambi i risultati sono stati raggiunti in anticipo nel 2018, con un tasso di abbandono del 10,6 per cento, uguale a quello europeo, e un tasso di occupazione del 71,3 per cento”.
I numeri del Centri per l’impiego
La Toscana conta la rete di servizi per l’impiego più capillare in Italia: 53 centri dove operano 413 operatori dipendenti dell’agenzia regionale
Arti, istituita e metà 2018, circa 470 consulenti del consorzio servizi lavoro che ha vinto la gara degli sportelli in precedenza gestiti dalle
Province e 29 dipendenti della società in house Fil di Prato. I servizi sono stati potenziati dalla Regione con risorse proprie. La rete oggi
riceve mediamente 300 mila utenti l’anno (destinatari di 700 mila azioni di politica attiva) e 22 mila imprese, che nel 2019 hanno presentato oltre 45mila offerte di lavoro. E durante il lockdown Arti è stata una delle poche agenzie che ha continuato ad offrire servizi a distanza – 85 mila colloqui di orientamento e 20 mila servizi alle imprese – e tra le prime a riaprire fisicamente, con l’80 per cento del personale che oggi lavora di nuovo in presenza. Entro il 2020 l’organico dei centri per l’impiego sarà più che raddoppiato.
Domanda ed offerta on line
Tra pochi giorni sarà inoltre presentato il portale di incrocio tra domanda e offerta di lavoro, il primo, in attesa di quello nazionale. Già funziona a livello sperimentale e sarà uno spazio web dove il cittadino potrà consultare le offerte di lavoro suddivise per tipologia di contratto, per territorio e per qualifica richiesta, dove si potrà inserire il proprio curriculum e renderlo disponibile alle aziende che
ricercano profili professionali e dove le aziende potranno inserire a loro volta offerte di lavoro e ricercare personale fra i curricula inseriti in banca dati. On line si potranno prenotare anche appuntamenti nei centri per l’impiego.
Le sfide future
Per abbattere i tassi di disoccupazione la Toscana punta anche sul lavoro autonomo, l’economia sociale e altri interventi in grado di accompagnare la transizione ecologica del modello di sviluppo. L’attenzione si concentrerà su giovani e disoccupati di lungo periodo, ma obiettivo prioritario sarà pure quello di accrescere il tasso di occupazione femminile. “Questo – si sofferma Grieco – vuol dire anche promuovere una nuova organizzazione del lavoro, offrire sostegno alla genitorialità e promuovere un’adeguata presenza femminile nei percorsi di studio e nei lavori a maggior contenuto scientifico, tecnologico e digitale”. Proseguirà, all’interno del programma Giovanisì, la promozione di laboratori per la formazione in chiave 4.0, aperti ad Its, scuole ed università. La chiave del successo, per aggredire anche la crisi in atto, sono le competenze dei lavoratori: la loro certificazione e il loro aggiornamento (veloce e rapido laddove necessario). Non mancheranno infine politiche per l’inserimento a lavoro di persone con disabilità e svantaggio, con percorsi personalizzati di accompagnamento, azioni per il miglioramento delle competenze (digitali anzitutto) degli adulti scarsamente qualificati e il rafforzamento dell’integrazione tra servizi per l’impiego e il sistema della formazione, in modo che offerta e domanda siano sempre più allineati.