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Si sono dati appuntamento ieri mattina, muniti di fischietti e manifesti, sotto le finestre del Rettorato di Pisa, decine di imprenditori e commercianti, mobilitati dal flashmob organizzato da ConfcommercioPisa per chiedere al Rettore Paolo Mancarella di rivedere la decisione di chiudere l’Università di Pisa per riaprire le lezioni in aula solo nel 2021.
La presidente di Confcommercio Federica Grassini la definisce “una decisione non sufficientemente motivata e frettolosa quella del rettore di non tenere le lezioni per l’anno prossimo in presenza. Noi rappresentiamo tutte quelle attività che lavorano in questa città e che costituiscono una realtà importantissima” – ha rivendicato la numero uno di Confcommercio – “che negli anni si è organizzata per dare servizi a oltre 50 mila studenti. Agenzie immobiliari, librerie, fotocopisterie, tutti i pubblici esercizi, dai bar alle pizzerie ai ristoranti, attività già penalizzate dalla pandemia e che saranno drasticamente messe in ginocchio da questa decisione, che doveva essere presa di concerto con la città e con lo stesso comune. Seguiamo l’esempio di molti altri atenei italiani che considerano fattibile la riapertura in presenza ed evitiamo anche il rischio concreto che tanti studenti decidano di iscriversi altrove e non a Pisa”.
“Lo sgarbo non lo ha fatto a noi, ma all’intera economia di questa città” – il direttore di ConfcommercioPisa Federico Pieragnoli commenta a caldo la decisione del rettore dell’Università Paolo Mancarella di non ricevere una delegazione dei manifestanti: “Ci dispiace che arroccato nel suo palazzo, il massimo rappresentante dell’università abbia deciso di non ascoltare la voce di tantissime imprese pisane. Una occasione persa di confronto e di dialogo e non certo per colpa nostra. I dati che abbiamo sono drammatici” – prosegue il direttore: “Ammontano a 200 milioni di euro i consumi generati dagli studenti per affitti, consumi alimentari, vestiario, libri, fotocopie e molto altro che rischiano di saltare completamente. Già la pandemia ha falcidiato il tessuto di imprese pisane del terziario, con oltre 1.400 imprese chiuse senza prospettiva e altre 2.600 che rischiano di non riaprire seriamente. E il blocco delle lezioni non potrà che aggravare ancora di più questa situazione”.
Sandra Murro, assessore all’Istruzione del comune di Pisa ricorda che “come amministrazione abbiamo preso una decisione netta e precisa, chiedendo al rettore di rivedere la decisione iniziale e mettendoci a disposizione per una ripresa in sicurezza dell’università. Nel prossimo incontro dovremo ridiscutere il reciproco impegno di fare un censimento degli spazi sia universitari che della città per poter vedere se è possibile uno scambio e dare spazi ulteriori agli studenti”.