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Nei giorni scorsi il Parlamento ha approvato il cosiddetto “Decreto scuola” all’interno del quale sono contenute importanti misure concernenti la conclusione del corrente anno scolastico e l’avvio del nuovo anno scolastico, il 2020/2021.
Il prossimo anno scolastico sarà il primo dell’era “dopoCOVID” che, pare innegabile, rappresenta e rappresenterà un autentico spartiacque non solo nel nostro immaginario collettivo, ma anche nella gestione concreta di tanti comportamenti individuali e collettivi, ciò almeno fino a che la ricerca scientifica non ci doterà di un vaccino o di farmaci capaci di contrastare efficacemente un virus tanto letale quanto contagioso.
In Valdera, territorio dove da anni il sistema educativo e scolastico ha alla base un Patto di Comunità tra Enti Locali, Scuole e Famiglie, già al termine della cosiddetta “fase uno”, quando si è cominciato ad intravedere una luce in fondo al tunnel in cui tutto il Paese era sprofondato, si sono tenuti contatti informali tra Amministrazioni Comunali e Dirigenti Scolastici finalizzati a disegnare scenari concreti per l’avvio dell’anno scolastico 2020/2021, colloqui mediante i quali si è provato a stendere ipotesi concernenti la frequenza degli alunni nei plessi scolastici, dalle scuole dell’infanzia agli ultimi anni delle scuole secondarie di secondo grado.
Nonostante la buona volontà dei singoli, lo sfondo integratore di questi contatti è stata l’indeterminatezza. Sì, perché al di là della volontà di tutti gli attori istituzionali coinvolti nel ritornare ad una normalità, che non può trascendere dalla frequenza scolastica degli alunni secondo criteri di sicurezza, è apparso fin da subito chiara la difficoltà di dar corpo ad idee quando i parametri di rientro a scuola non sono definiti con chiarezza.
E in questo senso a ben poco è servito il documento del Comitato tecnico-scientifico apparso un paio di settimane fa. Anzi, Amministrazioni Comunali e scuole – se possibile – si sono trovati davanti ad un corpus di pagine in cui, a ben vedere, mancava del tutto l’idea di come rientrare a scuola in sicurezza, per tutti.
Ad oggi si attendono Linee Guida che, lo si auspica, dettino parametri e cornici certe e sicure in cui enti locali e scuole possano ipotizzare scenari di rientro, anche ricorrendo ad eventuali interventi sugli edifici esistenti, e che siano calate sulla realtà scolastica dei vari territori.
Linee Guida che non scarichino sugli amministratori pubblici e i dirigenti scolastici l’onere di scelte estemporanee e, pertanto, inevitabilmente differenti da zona a zona; non basta che i Sindaci diventino Commissari se non hanno le risorse ed i tempi necessari per gli eventuali interventi.
Linee Guida che non si limitino ad indicare con vaghezza ipotesi di sdoppiamento delle classi, di utilizzo di spazi alternativi alla tradizionale aula scolastica, di ingressi e uscite scaglionati, senza tener conto di norme di legge, di disposizioni amministrative, di vincoli organizzativi e assicurativi, circa la sorveglianza degli alunni e dell’organico di personale necessario ad assicurarla, così come del personale necessario ad effettuare operazioni di pulizia quanto mai necessarie nell’era del “dopoCOVID”.
Linee guida che tengano conto che i bambini ed i ragazzi sono di per sé socialità, relazioni umane, e che non è pensabile che restino immobili o circondati da barriere fisiche e indossando la mascherina per molte ore.
Ad oggi si è compreso che l’aspirazione è quella di rientrare negli edifici scolastici, senza ricorrere a forme di alternanza tra didattica in presenza e didattica a distanza, peraltro sfida vinta dalle scuole del nostro territorio sia in termini di frequenza degli alunni e di collaborazione delle famiglie, sia in termini di distribuzione di dispositivi che di connettività, grazie soprattutto al grandissimo impegno delle famiglie.
Meno di novanta giorni mancano all’avvio del prossimo anno scolastico e al momento rimangono oscuri alcuni punti nodali attorno ai quali si sono arenati i colloqui tra amministratori pubblici del territorio e dirigenti scolastici: il tempo scuola, la refezione scolastica, il trasporto scolastico, gli eventuali sdoppiamenti delle classi più numerose, l’organizzazione flessibile di ingressi e uscite degli alunni e del personale. Si tratta di temi sui quali le Linee Guida devono fare chiarezza, magari ipotizzando scenari diversi, ancorati a curve di eventuale contagio.
Sindaci e Dirigenti Scolastici sono pronti, come sempre, a fare la propria parte ma chiedono di essere messi in condizione di fare scelte operative secondo una cornice che sia certa, in cui siano non solo delineate le competenze di ciascuno, ma anche – e soprattutto – parametri di rientro che risultino praticabili tanto dagli istituti scolastici delle aree più urbane, quanto a quelli ubicati in zone collinari e distanti dai grandi centri urbani, scelte operative che siano condivise dalla famiglie, affinché non arrechino ulteriori disagi a situazioni familiari già messe a dura prova nell’ultimo periodo.
Servono risorse, ma più ancora occorre la definizione di un perimetro di misure e criteri che sia necessariamente prescrittivo, dettagliato e praticabile. Tutto ciò per consentire di rimettere al centro della discussione bambini e ragazzi ed affinché si possa ripartire a settembre, dando risposta alle istanze delle famiglie che vedono ancora oggi, come hanno sempre visto anche in passato, Comuni e Scuole come istituzioni pubbliche di prossimità e, specie nei piccoli centri, veri e propri presidi pubblici a cui rivolgersi per le più disparate esigenze di vita individuale e collettiva.
Ecco perché si viene a chiedere di FARE PRESTO E FARE BENE. Famiglie e alunni stessi lo chiedono. Sindaci e Dirigenti Scolastici sono pronti a dar corpo a misure e criteri di rientro a settembre, ma per farlo, lo si torna a ripetere, occorre che le Linee Guida annunciate arrivino presto e risultino chiare, prescrittive e praticabili.