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Riportiamo la simpatica intervista fatta dalla Lega Serie B ad uno dei protagonisti del tifo pisano per la rubrica “Giochiamo in casa…” che ha fatto tappa a Pisa.
A Pisa il calcio è più che uno sport. Nasce in città, proprio come il suo stadio, uno dei pochi in Italia a trovarsi in zona centrale, a pochi passi dalla Torre di Pisa e dalle incredibili prospettive architettoniche del suo passato.
L’A.C. Pisa 1909 è una squadra che porta con sé l’emozione di grandi trascorsi calcistici, due Mitropa Cup nel palmares, numerose promozioni in Serie A e grandi progressioni in Coppa Italia.
Ma soprattutto, è una squadra che sa rinascere. La sua attitudine racconta molto del carattere dei suoi tifosi, di una leggerezza che coincide con la passione e il tifo più fedele.
Per Giochiamo in casa abbiamo incontrato uno dei protagonisti dei supporter pisani: Claudio Carnicelli. Presente allo stadio dal 1968, Claudio ci racconta, in un’indimenticabile intervista, i momenti migliori della società, le invasioni di campo, le trasferte e le emozioni. Per lui il tifo fa dare il massimo ai giocatori in campo. Per questo vuole ritrovarci tutti allo stadio, quando finirà questa emergenza.
Ha ricevuto un regalo da Serie BKT che premia il suo attaccamento alla maglia. Quanto è forte questo sentimento?
Il sentimento è forte perché seguo il calcio fin da quando ero ragazzino. Il calcio, insieme al ciclismo, mi è sempre piaciuto. Tra i due il calcio. Dal 1968, quando sono tornato su Pisa (abito a qualche km dalla città), ho cominciato a frequentare l’Arena. Non sempre, perché il costo del biglietto era una spesa che non riuscivo a sostenere tutte le settimane. Ai tempi però, all’interno della stadio era presente una casetta in cui abitava il custode. Io ero amico di suo figlio così, nel giorno della partita, entravamo dentro, mangiavano nella casetta e poi, finito il pranzo, guardavamo la partita appoggiati alla rete di contenimento. Splendidi ricordi. Erano altri anni, la curva sud non c’era ancora.
Si ricorda il momento in cui si è reso conto che il Pisa sarebbe stato il suo amore per la vita?
No, perché è una cosa che ho dentro da sempre, non è che è aumentata o cambiata. Non sono un fanatico del calcio, però il calcio mi è sempre piaciuto. È un’emozione che ho sempre avuto dentro. Lei consideri che io sono del 1943; a quel tempo lo sport era quello. Uscivi sulla piazza e giocavi a pallone, c’era il ciclismo, ma oltre a questo nient’altro di particolare. Su Pisa poi venne fuori la pallavolo, ma non era come ora in cui l’offerta di sport si trova ovunque.
Adesso, per dirle, ho due nipoti che non riescono a seguire il calcio perché fanno la canoa. Io sono felice per loro ma non riesco a portarli allo stadio! (ride). Ecco, ai miei tempi era diverso, tutti andavamo allo stadio. E quella passione ti rimane.
Il momento più emozionante di tutti questi anni di stadio.
Non sono uno di quelli che si ricordano le azioni, non ho una grande memoria visiva. Mi ricordo le emozioni che ho provato, ad esempio quando siamo andati in A. Sono uno di quelli che ha fatto invasione di campo, magari contestando chi portava via le zolle ricordo dal terreno di gioco, ma questa passione di fare festa insieme agli altri tifosi mi appartiene. Mi ricordo di un Pisa primo a punteggio pieno dopo due giornate in compagnia di Inter e Milan. Era forse il campionato 1990-91. Sì sì me lo ricordo, era una bella lotta. Ricordo l’emozione di quei momenti, la sensazione di essere più su della Juventus, essere per un attimo davanti a tutti. In generale, porto con me delle splendide emozioni legate al calcio, molte vissute con mia moglie, che è diventata più appassionata di me! Grazie al calcio, grazie al seguire la squadra del Pisa, ho avuto l’opportunità di visitare tutta l’Italia. Mi ricordo di campionati in cui siamo stati in trasferta in Emilia Romagna, nei paesini; stadi in cui noi ospiti eravamo più numerosi dei tifosi di casa, impianti con le tribune realizzate in tubi Dalmine per ospitare più persone e luoghi che non avevo mai visto in precedenza. Mi ricordo più di questi particolari, rispetto al risultato della partita. E sono le emozioni che mi sono rimaste dentro.
Come sta vivendo questo momento in cui il campionato è fermo e si rimane molto a casa?
Sto attraversando un momento particolare, non riesco nemmeno più a guardare le partite in tv. Penso che sia perché, in questo momento in cui il Pisa non gioca, vedere il calcio mi ricorda la difficoltà del periodo. Mi sembra di aver perso qualcosa. Spero di tutto cuore che la mia passione rimanga intatta durante questo periodo, perché siamo stati messi tutti a dura prova e non vorrei mai perdere parte di questo mio sentimento. Questa situazione non ci fa più gustare la vita da tifosi, quello che si prova a esserlo, con tutte le sfumature che ci regala.
In questo periodo però, complice lo stare in casa, ho radunato tutti gli oggetti e i ricordi dei miei anni da tifoso: ho riempito quattro scatole. Ho così trovato i programmi delle partite, le stampate delle formazioni ufficiali, libri promozionali, vecchi tagliandini d’ingresso uguali a quelli del cinema…
Cosa sogna per la sua squadra nel prossimo campionato?
Non sono uno di quelli che fa sogni troppo grandi. Auspico per la mia squadra la serietà della società. Perché in questi momenti difficili una società seria fa la differenza. Deve sapere che, da tifoso, ho vissuto il periodo della presidenza del grande Romeo Anconetani, una persona tutta particolare. Ho dei ricordi bellissimi di quel periodo un po’ oltre le righe. Penso al tifo pisano. Lei consideri che siamo una città di 90.000 abitanti e abbiamo 4.000 abbonati. È una cifra incredibile, che ci fa capire quanto il pisano ami il calcio.
Il pisano “tipo” è un appassionato vero, contrasta il Livorno con molta simpatia, perché il livornese è simpatico, e si scaglia con ardore contro il fiorentino! Anche nell’ambito del calcio vengono fuori tutte le guerre storiche, come quelle tra guelfi e ghibellini. Il toscano è così!
Poi dopo si va a mangiare insieme; col livornese ci si prende in giro e poi si va a bere il caffè insieme. Questo è il toscano.
Per l’anno prossimo mi auguro sinceramente che tutto sia ok, ho già pensato all’abbonamento. L’augurio è per la A.
Se dovesse mandare un messaggio ai tifosi che, come lei, sono lontani dallo stadio cosa gli direbbe?
Io gli potrei dire di stare vicino alla società e di essere pronti a ripartire, senza contestazioni. Continuare a tifare per la nostra squadra. Credo che sia molto importante partecipare alla partita, tornare allo stadio, andare sugli spalti e
tifare per la nostra squadra. In modo che anche i giocatori, sentendo il pubblico, possano dare il massimo in campo.