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Damiano Tommasi: “Bisogna agire in maniera logica per tornare in campo”

Damiano Tommasi, Presidente AIC, intervenuto ai microfoni di “Domenica Sport” su Radio1 Rai, riguardo la programmazione degli orari delle partite alla ripresa del campionato, ha sottolineato che “difficilmente si cerca un confronto su chi in campo ci deve andare, il tema riguarda la tutela della salute e soprattutto le condizioni in cui lo spettacolo in questo caso, ma soprattutto l’attività sportiva dovrà essere svolta. In Spagna si è deciso di giocare dalle 19,15 in poi, qui da noi l’ideale sarebbe il tardo e pomeriggio e la serata perché sappiamo cosa possono essere le temperature della nostra estate. Mi auguro che quello degli orari non sia e non diventi un problema e si facciano le cose in maniera logica, visto che si sta parlando di una situazione particolare: si dovranno giocare partite in un breve lasso di tempo tra una e l’altra, le rose potranno trovarsi in difficoltà, quindi credo che questi piccoli sassolini negli ingranaggi andranno tolti prima che diventino un problema. Mi auguro che si vada verso la tarda serata piuttosto che anticipare al pomeriggio. Se così non dovesse essere, cercheremo di riflettere su quelle che potranno essere le modalità per evitare questo: penso che non sia un caso che sia stata introdotta nelle manifestazioni sportive la regola del cooling break, perché mettere a rischio chi va in campo con alte temperature credo non sia interesse di nessuno, a maggior ragione da chi organizza l’evento. Ma credo non ci siano grossi ostacoli per trovare altri orari, e spero che si capisca il perché di questa richiesta che non è, come purtroppo spesso si interpreta giornalisticamente, un capriccio o una impuntatura strumentale, ma mettere nelle condizioni migliori chi dovrà generare l’evento sportivo e lo spettacolo”. 

Si parte con la Coppa Italia, un trofeo da assegnare in pochi giorni dopo tre mesi di inattività: “Coppa Italia e campionato sono le due manifestazioni ancora in ballo, oltre alle coppe europee che coinvolgono solo alcune delle nostre squadre, e prima o dopo vanno disputate. Si è preferito anticipare la Coppa perché sono partite che andranno in chiaro e probabilmente sarà un segnale diverso di ritorno al calcio giocato, certo ci sono delle perplessità manifestate dalle squadre coinvolte perché c’è poco tempo tra semifinale e finale. Questo è un tema che sapevamo che sarebbe stato da affrontare perché le tante partite in poco tempo costringono le società, soprattutto nel caso della Coppa Italia, a schierare subito le migliori formazioni possibile usando gli stessi effettivi. Spero che si trovi la soluzione migliore per dare più tempo di recupero alle formazioni coinvolte in questa manifestazione”. 

Si riparte a porte chiuse, ma già si pensa ad una riapertura parziale tra qualche tempo con l’incognita del… meno pubblico uguale aumento del prezzo del biglietto: “Le aperture andranno di pari passo alla situazione del nostro Paese, tutti sperano che si possa tornare allo stadio e, come ho spesso ripetuto, se si torna a giocare vuol dire che si può tornare in spiaggia come a vedere una partita di calcio, ovviamente con le dovute cautele. Questa è la speranza, manca ancora un mese all’inizio dell’attività agonistica e l’auspicio è che cambino le attuali situazioni di contagio. Poi credo che sul discorso prezzo biglietti e presenze non sarà un problema, sarà eventualmente un tema da affrontare nelle prossime settimane e non adesso”.

Il capitano del Brescia Gastaldello ritiene che finire il campionato sia una forzatura, non solo per il pericolo contagio del virus ma anche per l’incolumità dei calciatori: “Ci sono tre elementi che condizionano le varie posizioni: il primo è sicuramente la città dove si è trascorso questo periodo e la realtà vissuta, quindi una percezione di pericolo diversa da regione a regione e, di conseguenza, da squadra a squadra. Il secondo elemento è l’esperienza personale: ci sono giocatori che hanno contratto il virus e hanno avuto paura, altri che hanno avuto parenti o conoscenti in difficoltà o addirittura familiari che non c’è l’hanno fatta. Il terzo elemento dipende purtroppo dalla situazione di campionato che si dovrà giocare, squadre che non hanno più nulla da giocarsi e vedono come una forzatura dover riprendere perché queste dodici partite non cambieranno le sorti della loro stagione. Mi preme sottolineare che il tema della ripresa, delle tante partite in poco tempo, delle condizioni ambientali, dell’orario delle partite, così come del contagio, è uno dei tanti rischi che abbiamo cercato di ridurre al minimo con un protocollo ad hoc, così come il tema degli infortuni, e non a caso è stato introdotto per questo periodo la possibilità del quinto cambio”.

“La nostra preoccupazione va ovviamente anche alla Serie B e alla Lega Pro: ci sono alcune squadre che hanno difficoltà con il rispetto del protocollo e, ad oggi, non hanno ancora ripreso gli allenamenti di gruppo. Capire quando sarà la data d’inizio significa ridurre il tempo della preparazione e aumentare il rischio degli infortuni. Per quanto riguarda la Serie B, ieri ci siamo sentiti con i rappresentanti e c’è un elemento comune per tutti che è il controllo dell’applicazione dei protocolli: ci sono società che stanno facendo le cose correttamente, altre dove non si hanno le stesse garanzie. L’organo di controllo della Federazione sta girando le squadre ma, a nostro avviso, non è sufficiente o perlomeno deve essere implementato dal controllo strettamente medico dei risultati dei test e della loro calendarizzazione. Dove si stanno facendo le cose in maniera regolare sono ripresi gli allenamenti nella massima sicurezza, ma ci sono squadre dove il protocollo ancora non è stato applicato. La sensazione è che per ripartire tutti alla stessa data è necessario che tutti si mettano in linea con l’applicazione del protocollo e di conseguenza permettere ai giocatori di avere stesse condizioni”.

“In Serie B uno dei problemi più sentiti è quello dei contratti in scadenza e dei prestiti che, a differenza della Serie A, è in numero maggiore, e non avere una regola, che purtroppo ad oggi non vediamo possibile comune per tutti, per alcune squadre può diventare un grosso ostacolo. Rendere il comportamento delle società e dei calciatori in linea con tutte le altre e prorogare i contratti in scadenza oltre il 30 giugno, dando quindi la possibilità di giocare per ulteriori due mesi in maniera regolare, è uno dei punti interrogativi che preoccupa, perché da una parte si rischia di lasciare a casa giocatori e non rinnovare contratti, e dall’altra questo determina anche il livello di competitività in maniera importante se il numero di contratti non rinnovati diventa troppo alto. Ci sono perplessità su come garantire la competitività che c’era prima del lockdow, speriamo che questo si possa tramutare in una norma federale o in un accordo globale: lasciare tutto in mano ad una trattativa individuale potrebbe generare una situazione poco chiara. Società che non hanno più nulla da chiedere al campionato rischiano di presentarsi con formazioni molto ridotte e allo stesso tempo far sobbarcare il peso delle partite che mancano agli stessi giocatori con tutte le conseguenze del caso”. 

Sulla possibilità di vedere le partite in chiaro, Tommasi ha concluso: “C’è un contratto firmato tra le tv e la Lega, il cui contenuto non conosciamo, che va rispettato e tutelato, dall’altra credo che sia anche legittimo da parte del Governo cercare il più possibile di evitare assembramenti che con le partite in chiaro si potrebbero ovviare, lasciando la possibilità ai tifosi che non possono andare allo stadio di vedere le partite in particolari condizioni di limitato assembramento. Credo che si possa trovare una sintesi se i broadcaster, Lega e Governo si siedono e riescono a trovare una intesa. Credo che sia normale ad una situazione eccezionale trovare una soluzione eccezionale”.