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Umberto Calcagno, vicepresidente AIC: “No sacrifici ai calciatori della Lega Pro”

Nell’intervista rilasciata a Milano Finanza, il Vicepresidente AIC Umberto Calcagno ha toccato vari temi riguardo la situazione attuale e al futuro del nostro calcio.

Come si esce da questo momento?
“L’importante è riprendere a giocare, ovviamente garantendo la sicurezza necessaria. Solo così si può pensare di tamponare la crisi che si è venuta a creare. Poi però bisogna cambiare la struttura del nostro calcio”

Si spieghi meglio
“Il calcio italiano è quello che tra i principali Paesi europei distribuisce meno ai più piccoli. Sia in termini di quanto la Serie A retrocede alle divisioni inferiori: in Italia siamo sul 10% dei proventi, mentre in altri campionati si va dal 15 al 17%. E sia per quel che concerne la forbice tra quanto incassano i top club e le società piccole in Serie A. In Inghilterra, che rappresenta il torneo più avanzato al mondo, questo divario è molto inferiore”.

Punterà anche su questo nel suo programma elettorale?
“Sicuro. Ma al momento le elezioni sono lontane e bisogna tamponare l’emergenza. Si parla sempre del calcio come un mondo dorato, in realtà il 50% dei calciatori professionisti guadagna meno di 50 mila curo lordi all’anno, e di questi il 70% lavora in club di Lega Pro. Ma non è finita qui”.

Cioè?
“Oltre a quelli che ho citato ci sono poi 4 mila accordi economici depositati per la Serie D oltre a Serie A e B femminile. De jure queste persone non sono professionisti ma de facto lo sono, vivono di calcio”.

Quindi secondo lei non è corretto chieder loro il taglio degli stipendi anche se non si gioca?
“Il mondo del calcio è un universo variegato. Posso capire che i top club possano chiedere la sospensione di alcune mensilità a star milionarie, ma noi abbiamo società minori che vogliono che i propri dipendenti si taglino almeno due mensilità su quattro. Quando per chi guadagna 2.500 euro al mese non percepire una mensilità è un sacrificio già non da poco”.

Ma come associazione non potete fare qualcosa?
“Sicuramente daremo vita a un fondo solidaristico insieme con la Figc e spero che possano aderire altre componenti del calcio come le leghe di serie A e serie B”.

Da come lo dipinge sembra un sistema con una punta molto forte ma con una base fragilissima.
“È esattamente così e questa tendenza potrebbe ulteriormente acuirsi se prendessero piede manifestazioni che puntano sempre più a premiare i forti e mai a far ricadere i benefici del mondo del calcio anche sui più piccoli”.

Lei dice che le elezioni sono lontane, ma ieri il suo avversario Tardelli ha fatto sapere che l’Aic non ha mai risposto alle sue richieste di chiarimenti tra cui quella di delucidazioni sul fatto che suo fratello Alessandro lavori nell’ufficio legale dell’Aic.
“Io posso rispondere che io e mio fratello abbiamo sempre tutelato i calciatori e il lavoro di tutti i nostri iscritti”.