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Via libera, da parte della Giunta regionale, alla disciplina per la
realizzazione dei tirocini finalizzati all’inclusione sociale e
all’autonomia delle persone.
Si tratta di tirocini di tirocini di orientamento, formazione, inserimento
o reinserimento, rivolti a persone che hanno una particolare vulnerabilità
e fragilità, anche perché “distanti” dal mercato del lavoro, persone
che sono in carico ai servizi sociali o sanitari, portatrici di “bisogni
complessi”, nei confronti delle quali il servizio competente alla presa
in carico definisce uno specifico percorso assistenziale, personalizzato,
che indica, in forma appropriata ai bisogni, le prestazioni e le misure da
attivare, in rete, con le risorse ed i servizi pubblici e privati del
territorio, in modo da “accompagnarli” verso l’autonomia.
“Si tratta di una regolamentazione che era molto attesa dal
territorio”, afferma l’assessore a Diritto alla salute, welfare ed
integrazione socio-sanitaria, Stefania Saccardi. “I tirocini di
inclusione possono essere una fondamentale risposta alle situazioni di
svantaggio, perché consentono di realizzare un percorso formativo e di
avvicinamento al lavoro in una modalità protetta e coerente con i bisogni
della persona risultanti dalla valutazione sociale e socio-sanitaria,
favorendo il percorso di inclusione sociale, oltre a garantire un pur
minimo ma indispensabile sostegno al reddito”.
Rispetto agli ordinari tirocini extra-curriculari, i tirocini di inclusione
hanno caratteristiche specifiche. La durata può arrivare fino a
ventiquattro mesi. Il progetto personalizzato, oltre agli obiettivi
formativi, deve indicare gli obiettivi di inclusione e di autonomia
perseguiti. L’ente che ha in carico il tirocinante individua una figura
professionale con compiti di “case-manager”, ossia di un operatore in
grado di gestire l’assistenza pianificando le modalità di trattamento e
gli interventi necessari a soddisfare i bisogni sia dei pazienti che delle
loro famiglie, da affiancare ai tutor del soggetto che ospita la persona
interessata al tirocinio durante il percorso formativo collaborando alla
predisposizione del progetto personalizzato, garantendone la coerenza con
il piano assistenziale personalizzato definito in sede di presa in carico.
I tirocini di inclusione sono di norma promossi dai soggetti titolari delle
funzioni in materia sociale e sanitaria, territorialmente competenti a
livello di zona-distretto. In alternativa, però, possono essere promossi
anche da istituzioni scolastiche, soggetti accreditati ai servizi per il
lavoro dalla regione Toscana, da cooperative sociali e da altri enti del
Terzo settore od anche dai centri per l’impiego. Essi prevedono una
indennità di partecipazione di importo non superiore a 500 euro mensili,
di norma erogata dall’ente che ha in carico il tirocinante, salvo
diversamente stabilito nella convenzione.
“Si tratta di uno strumento che sarà di fondamentale importanza nei
complicati mesi che ci aspettano, in cui dovremo mettere in campo uno
sforzo straordinario per ricostruire il tessuto sociale ed economico
provato dalla crisi da coronavirus Covid-19”, sottolinea l’assessore a
Lavoro e formazione, Cristina Grieco, che ha proposto la delibera assieme
alla collega Saccardi. “I tirocini di inclusione della Regione confermano
la metodologia della presa in carico unitaria dell’utente”.
Le due assessore, insieme, concludono: “Si tratta di un metodo che si
fonda sullo strumento dell’equipe multi-professionale, in cui il centro per
l’impiego e il servizio sociale territoriale effettuano la presa in carico
unitaria e la definizione di un programma personalizzato di azioni a
beneficio di una persona in condizioni di fragilità e vulnerabilità.
Tutto ciò rende questo genere di tirocini potenzialmente portatore di
ottimi risultati”.
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