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L’Aoup sta organizzando un programma di follow-up dei pazienti ricoverati con diagnosi di Covid-19 e dimessi dall’ospedale per garantire la presa in carico anche a distanza dalla fase acuta di malattia. E’ previsto quindi, dopo 1-2 mesi dalla dimissione, un contatto telefonico con contestuale intervista sul proprio stato di salute; successivamente, a tre mesi dalla dimissione, verrà programmata una visita di controllo pneumologica con valutazione della funzione respiratoria, esecuzione di indagini radiologiche (TC torace, ecografia toracica) e altri accertamenti, qualora necessari. Se il paziente non presenterà anomalie, il controllo successivo sarà effettuato a un anno dalla dimissione; se invece dovesse risultare la persistenza di alterazioni cliniche o funzionali o radiologiche, il paziente potrà eseguire controlli cadenzati nel tempo (dopo altri tre/sei mesi).
La decisione di organizzare questo programma di monitoraggio nel tempo sul decorso clinico dei pazienti ammalatisi di Covid-19, che si sta pianificando anche in altri ospedali in Italia e all’estero, è dovuto alla specificità di questa malattia e alla sua “storia” nell’organismo umano. La COVID-19 (acronimo dell’inglese COronaVIrus Disease 19), o più semplicemente malattia da coronavirus 2019, è una patologia infettiva respiratoria, causata dal virus denominato SARS-CoV-2 appartenente alla famiglia dei coronavirus, che si sviluppa con l’arrivo delle particelle virali sulle superfici delle mucose respiratorie umane. Se il patogeno riesce a superare la barriera difensiva delle cellule che rivestono le prime vie respiratorie, poi giunge nel polmone profondo, e lì causa, come è noto, quadri di polmonite in alcuni casi molto grave, accompagnata da insufficienza respiratoria. Il danno a livello del polmone può essere di estensione variabile e manifestarsi con vari segni radiologici (bene evidenti negli esami Tac). Ma che cosa accadrà nel tempo? E’ possibile che parte di queste lesioni rimangano e che la loro persistenza possa avere influenza sulla funzione respiratoria e/o accompagnarsi con la presenza di sintomi respiratori? Per rispondere a questa domanda e per mettere in atto eventuali terapie, sarà necessario seguire i pazienti che sono stati ricoverati per malattia da coronavirus 2019 (quelli quindi che hanno avuto le forme più impegnative di malattia) per un anno. Aderire quindi a questa iniziativa sarà molto importante per la salute dei pazienti interessati, ma aiuterà tutti a capire e definire la “storia” di questa malattia sulla quale ancora tanti interrogativi sono aperti e per la quale non sono ancora accertati trattamenti specifici.
L’iniziativa sarà coordinata dall’Unità operativa di Pneumologia, coinvolgerà le strutture che afferiscono al Pdta-Percorso diagnostico terapeutico assistenziale Interstiziopatie polmonari già esistente in ambito aziendale, (in particolare la Pneumologia e la Radiodiagnostica 2) insieme alle strutture che si sono fatte carico della degenza dei pazienti Covid-19 (Malattie infettive, Medicina d’urgenza, le Medicine 1°, 2° e 5°, Geriatria, Pronto soccorso e medicina d’urgenza, Anestesia e rianimazione, le strutture di Radiodiagnostica).