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“Riaprire per lavorare e non per riattivare i costi”. Da lunedì 18 riaprono in Toscana negozi, bar, ristoranti, parrucchieri ed estetiste. Pisa è in prima linea, con oltre 13 mila attività del commercio al dettaglio, della ristorazione e dei servizi alla persona pronte a ripartire, ma a condizione che le regole siano poche, chiare e facilmente applicabili, come spiega il direttore di Confcommercio Provincia di Pisa Federico Pieragnoli: “I tanti comitati tecnici si divertano pure a stilare pile di documenti, ma se la politica pensa di soffocare gli imprenditori sotto protocolli di sicurezza partoriti sulla luna, si sbaglia di grosso. Lavorare in una impresa deve servire per guadagnare, per dare lavoro e per offrire servizi, e non per incrementare i costi o ingrassare apparati e burocrazie che sono uno dei mali gravissimi di questo paese. Sento parlare di misure grottesche, quattro metri distanza tra i tavoli per i ristoranti, addirittura moduli di autocertificazione e divieti di ogni tipo, chi pensa assurdità simili è completamente fuori della realtà”.
“Regole o non regole comunque per l’intero anno le tasse non le pagheremo” – annuncia il direttore: “non è questione di sciopero fiscale o meno ma di equità e giustizia sociale: è l’articolo 53 della Costituzione italiana a recitare che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. E siccome la capacità contributiva di negozi e locali rimasti chiusi per oltre due mesi è pari a zero, preso atto che nessun aiuto è venuto a sostenere queste imprese e che tutto ciò che si è perso non è più recuperabile, la logica e stringente conseguenza è che zero assoluto è l’assegno che verseremo allo Stato per le tasse nel 2020”.
“Fate riaprire queste imprese senza alcuna imposizione cervellotica o inapplicabile” – conclude il direttore: “Gli imprenditori hanno dimostrato con i fatti grande senso di responsabilità, attenzione e rispetto per la salute di tutti. Qualità che, insieme al buonsenso, mancano del tutto a chi ci governa”.