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La Regione Toscana si prepara alla riapertura delle attività che verrà decisa dal governo, alzando l’asticella delle misure di sicurezza nei luoghi di lavoro per ridurre il rischio di contagi. E, con una lettera, chiede al presidente del Consiglio di far presto per permettere al settore più vocato all’export di ripartire immediatamente ed evitare che
l’economia toscana rischi una recessione da cui non si possa più risollevare. Le nuove raccomandazioni e prescrizioni, contenute nell’ordinanza del Presidente della Regione firmata oggi, la n. 38, riguardano sia le attività già aperte (esclusi ambienti sanitari, cantieri ed aziende dei servizi pubblici locali, per cui vale il protocollo condiviso il 14 marzo)
sia le attività che dovranno riaprire. Il presidente della Toscana è da settimane che lo ripete: “Prima di discutere quando riaprire, occorre pensare a come”. Per trovare un accordo si sono susseguiti per giorni incontri a distanza, in videoconferenza, con sindacati, aziende ed associazioni di categoria. Gli ultimi ci sono stati oggi: con Rossi c’erano
anche l’assessore alla presidenza Vittorio Bugli e l’assessore alle attività produttive Stefano Ciuoffo.
L’ordinanza e la lettera a Conte
L’approdo è stato triplice: un’ordinanza che fissa nuove regole e comportamenti da adottare, un patto di responsabilità per la sicurezza e la ripresa condiviso con datori di lavoro e parti sociali e una lettera, inviata al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, con la richiesta, a queste condizioni, di permettere la riapertura rapida di tremila imprese toscane che realizzano più di un quarto del fatturato sui mercati internazionali e il ritorno in fabbrica e nei laboratori dunque dei loro 90 mila lavoratori assieme ai 25 mila impiegati nella filiera. Un numero di addetti non così ampio, se si pensa che in Toscana vivono tre milioni e 700 mila persone e molti già lavorano. Quelle aziende e quei lavoratori, dati di Irpet alla mano, valgono però un terzo dei Pil regionale, qualcosa cioè come 33 miliardi di euro l’anno. Sono il settore della moda (dal tessile alla concia, dalla pelletteria alle calzature),
l’oreficeria ma anche la meccanica, chi produce turbine o impianti e chi lavora i minerali.
Le misure e il piano di sicurezza anticontagio
Ed eccole le dieci regole che chi non ha mai chiuso e chi riaprirà dovrà adottare. Primo punto, i trasporti: obbligo di guanti monouso e mascherine sui mezzi pubblici e pulizia delle mani prima e dopo l’utilizzo.
Consigliato dove possibile l’uso di bicicletta e mezzi elettrici. Raccomandata la mascherina nell’auto propria, se con due persone a bordo. Secondo punto, la distanza sociale in fabbrica, nei laboratori artigianali e negli uffici: non un metro ma almeno un metro e ottanta centimetri, come prescrive l’Organizzazione mondiale per la sanità. Se nella
riorganizzazione dei processi produttivi questa distanza non potrà essere garantita, dovranno essere inseriti elementi di separazione tra le persone oppure usate mascherine FFP2 senza valvola (o due mascherine chirurgiche
contemporaneamente) per chi lavora all’interno di uno stesso ambiente. Le mascherine chirurgiche saranno obbligatorie sempre e dovranno essere fornite dal datore di lavoro: negli spazi chiusi in presenza di più persone, si specifica al punto tre, ma anche negli spazi aperti quando non è garantito il mantenimento della distanza personale. Chi ha febbre od altri sintomi influenzali, suggestivi di Covid-19, dovrà rimanere a casa: il datore di lavoro potrà misurare la temperatura ai dipendenti all’ingresso oppure raccogliere una loro dichiarazione. La frequente e
minuziosa pulizia delle mani è raccomandata in più momenti dell’attività lavorativa e non solo a inizio turno: per questo dovranno essere installati appositi dispencer. Gli ambienti dovranno essere sanificati almeno una
volta al giorno, pulendo con candeggina o altri prodotti simili porte, maniglie, tavoli e servizi igienici e annotando il tutto su appositi registri. Dovrà essere garantito, per quanto possibile, anche il ricambio di aria e la sanificazione periodica, secondo precise indicazioni, degli impianti di aerazione, che altrimenti dovranno rimanere spenti. Il decalogo si conclude con la riorganizzazione del servizio mensa, dove si dovrà porre attenzione alla distanza tra le persone e le sanificazione dei tavoli dopo ogni pasto.
Per i negozi ci sono alcune misure in più: obbligo di accessi regolamentati e scaglionati con percorsi diversi, se possibile, di entrata e uscita, pannelli di separazione tra lavoratori e clienti alle casse e sui banchi, ingressi per non più di una persona a famiglia (salvo casi di bambini e persone non autosufficienti), obbligo per tutti di mascherine,
guanti monouso o comunque pulizia delle mani. La distanza di un metro e ottanta centimetri tra le persone dovrà essere garantita anche nei mercati all’aperto.
Tutti i datori di lavoro hanno l’obbligo di redigere un protocollo di sicurezza anticontagio, da spedire alla Regione entro trenta giorni da oggi, in cui si impegnino a mettere in pratica le misure previste dall’ordinanza. Controlli saranno previsti da parte dei servizi di igiene e da chi si occupa di sicurezza nei luoghi di lavoro.