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“Serve una scossa che ancora non si è vista, servono misure più efficaci e riaprire ovunque sia possibile” così si è espresso il Presidente CNA Pisa Francesco Oppedisano rispetto agli umori che questa chiusura prolungata sine die, provoca fra la vasta platea di Artigiani e piccole imprese che CNA rappresenta. Delusi dall’ultimo DPCM “da cui ci aspettavamo di poter riaprire almeno alcuni settori come il tessile, la moda e la meccanica, ovviamente nel pieno rispetto delle condizioni di sicurezza”. Altra critica netta è verso il DL Credito che “non risolve i problemi e li rinvia soltanto, aumentando il debito delle imprese, fornendo poca liquidità, con tempi lunghi ed a macchia di leopardo”.
“Il paese si regge sull’attività economica ed è sbagliato metterla in contrapposizione con la salute – osserva poi Oppedisano rispetto al tema caldissimo delle riaperture – È ovvio che la salute è al primo posto ed infatti noi siamo convinti di un fatto che è facile dimostrare: in molti casi le chiusure sono totalmente ininfluenti rispetto ai rischi di contagio e quindi è solo dannoso imporre chiusure dove non ci sono rischi per la salute. Sto parlando di moltissime attività svolte dai soli titolari senza dipendenti o da ditte familiari.
A chi si estende il rischio, se si recano da soli nei loro laboratori e sedi aziendali, nella quali lavorano da soli, senza personale e con tutte le accortezze in caso di relazioni con l’esterno come fornitori o clienti? Impedire di lavorare ad un artigiano è come toglierli la possibilità di respirare, sono persone che vivono con il proprio lavoro, del proprio lavoro e per il proprio lavoro. Lo stop di marzo è stato sicuramente utile, ma adesso si tratta di un inutile accanimento in moltissimi casi, che toglie anche risorse alla collettività ed allo stato e non solo ossigeno alle imprese. Per molti dei nostri dei nostri iscritti queste imposizioni sono vere proprie vessazioni di cui non è percepibile il senso e che producono solo danni e non recano alcun vantaggio o migliorano la sicurezza.
Bene la riapertura del legno-arredo, ma dovrebbero riaprire anche tutte le attività produttive dove ci sono le condizioni di sicurezza, dove ci sono spazi a disposizione per lavorare in piena garanzia di non esporsi al contagio e con tutti i DPI necessari. Sarebbe naturale anche pensare ad un rientro su base volontaria, cioè permetterlo a chi vuole farlo, titolari e dipendenti, senza troppi vincoli. E volendo insistere nella logica dei codici Ateco, che noi contestiamo, almeno il comparto manifatturiero, a partire da tessile e meccanica, che è quello che ha tenuto a galla il paese nei dieci anni post- crisi, da cui stavamo faticosamente uscendo, deve poter riaprire visto che è legato a fortissime quote di export: ed i mercati internazionali non aspettano….
Anche a livello locale abbiamo messo a punto una serie di richieste.
Le tasse e le imposte locali vanno azzerate almeno in modo proporzionale al periodo di lockdown e non solo sospese come peraltro molti comuni stanno facendo. Inoltre in coerenza con l’ultima versione del Cura Italia (art 92 del DDL 1776 che converte in legge il DL Cura Italia) approvata dal Senato che i servizi in appalto come i trasporti scolastici (ma vale già per altri servizi) “non possono essere applicate dai committenti dei predetti servizi, anche laddove negozialmente previste, decurtazioni di corrispettivo”.
Poi rivolgiamo un appello alle banche locali: noi abbiamo criticato pesantemente il DL credito, ma speriamo che da parte loro possa essere fatto tutto il possibile per massimizzare gli effetti positivi delle garanzie messe a disposizione dal Governo. Anche il cuneo fiscale e contributivo su salari, va ridotto per tutto il 2020 a partire dalle addizionali Irpef comunali. Almeno a 1000€ va elevato il bonus, ai lavoratori autonomi, ai professionisti e alle partite iva, per Aprile, Maggio e Giugno.
Le nostre imprese non temono la sfida della sicurezza, perché la affrontano tutti i giorni i titolari insieme ai dipendenti ed anche su questo fronte ci vogliono regole più chiare: meno burocrazia, più sostanza e incentivi fiscali facilmente applicabili e soprattutto certi (adesso ci sono solo 50milioni a livello nazionale per il credito. E non temiamo nemmeno una maggiore sorveglianza sui luoghi di lavoro, che parta però da dove c’è lavoro nero e abusivismo e non come al solito controllando solo chi è già in regola. Ultima richiesta è di sbloccare tutti i pagamenti da parte della PA entro fine mese, unitamente alla sospensione de Codice Appalti per il 2020_2021 e attivazione di procedure emergenziali.
Sul fronte del turismo e della difesa del Made in Italy e dell’export vanno avviate a partire dal locale, azioni e piani di intervento immediati di sostegno e di valorizzazione“.