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“Un altro mese di chiusura totale e zero soldi alle aziende. Se continua così per le imprese del commercio e dei servizi ci saranno solo macerie”. C’è grandissima preoccupazione nelle parole del direttore di Confcommecio Provincia di Pisa Federico Pieragnoli: “Dobbiamo uscire da questa situazione patologica da Doppio-Legame, in cui agli annunci roboanti del Governo corrispondono azioni che vanno in direzione diametralmente opposta, generando sconcerto e disorientamento tra gli imprenditori. Il decreto liquidità non produce nessuna immediata iniezione di denaro nel sistema e i primi effetti li vedremo casomai fra mesi, sicuramente non prima dell’estate. Allora sarà troppo tardi, e molte di queste imprese non potranno più riaprire”.
“Le aziende moriranno di debiti, e quello che sconcerta è che lo Stato, pur di fronte ad una emergenza mai vista, non mette un centesimo rispetto alle necessità di imprenditori che negli anni hanno versato miliardi di euro di tasse” – aggiunge Pieragnoli: “Con quali soldi, con quali tempi, con quali prospettive un ristoratore, un negoziante, un titolare di azienda possono pensare di ripartire in qualche modo, ad oggi resta un enigma. La burocrazia è intatta, i tempi si allungano, e tutto è delegato al sistema bancario nel rapporto diretto con il singolo imprenditore, lasciando di fatto la valutazione del merito di credito, della durata e delle condizioni applicabili in mano alle banche. Ma come fa un imprenditore a programmare un nuovo business se prima non è messo in condizioni di sopravvivere? Chi pagherà bollette, fornitori, stipendi quando a marzo e aprile nessuna di questa imprese ha lavorato un giorno?”.
“Ancora in queste ore sentiamo qualificati esponenti del Governo parlare di reperimento di risorse dal bilancio ordinario. E’ ridicolo. Purtroppo non si è ancora capito che per affrontare questa guerra economica, oltre che sanitaria, occorrono misure ponte di immediata operatività, contribuzioni straordinarie a fondo perduto e sostegni effettivi alle imprese nel corso di tutto l’anno. Noi proponiamo che per tutte le attività chiuse a marzo e aprile è necessario riconoscere una percentuale in denaro sui mancati di fatturati. E questo è solo un piccolo esempio, rispetto all’orizzonte di una catastrofe, con 50 miliardi di consumi bruciati nell’anno, migliaia di posti di lavoro in fumo e imprese che non potranno più riaprire” – conclude il direttore di Confcommercio.