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Nella lunga intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, il Presidente AIC Damiano Tommasi ha dichiarato: “Abbiamo davanti lo Zoncolan. Non ci tiriamo indietro, ma è pieno di salite, ripidissime e il rischio alla terza curva di mettere il piede a terra c’è…».
Sulla decisione del governo ha sottolineato: “Non le troviamo un senso. Non sto parlando della ripresa della stagione appesa a tante incognite ma della possibilità per i giocatori di allenarsi individualmente in strutture dove sono controllati. Parliamo di salute degli atleti: questa norma rischia di produrre un aggravamento e non il contenimento del rischio. Per il lavoratore sportivo la fase di riatletizzazione dopo questo stop è un passaggio necessario e utile anche ad evitare infortuni e per essere pronti per iniziare il 18 maggio gli allenamenti di gruppo”.
“Più dell’80% delle squadre” – ha aggiunto –“ha tenuto i giocatori sotto controllo facendo fare loro attività in casa seguendo le tabelle e le indicazioni dei preparatori. Però una cosa è allenarsi in spazi ristretti, su terreni duri, e un’altra in spazi ampi su campi in erba. A lungo andare l’allenamento in spazi ristretti può addirittura essere negativo per la muscolatura. Ci sarà bisogno di un mese per riportare gli atleti a uno stato di forma consono”.
Su una eventuale ripartenza che porterebbe an andare in campo ogni tre giorni, Tommasi ha evidenziato che “Le criticità sono tante. Ma stiamo già parlando di metà giugno… Chissà come sarà la situazione quel giorno. lo dico facciamo un passo alla volta. Se anche non si dovesse tornare a giocare per un calciatore allenarsi è importante per il mantenimento. A livello individuale il rischio di contagio non c’è”.
“La positività di un calciatore è un tema centrale” – ha proseguito il Presidente AIC – “Ci si ferma? Viene isolato, si fanno i test agli altri e si prosegue? Il protocollo che è stato preparato prevedeva una serie di casistiche, però sembra che presenti delle criticità e vada rivisto. In ogni caso deve essere tutto molto chiaro su cosa fare se si riprende: test, tamponi, spazi, viaggi, trasferte, lavoro di gruppo”.
Dalla salute ai contratti: “È una delle tante salite dello Zoncolan. Per quanto riguarda gli emolumenti molte società hanno trovato gli accordi con i giocatori. All’AIC preoccupano da questo punto di vista più le serie inferiori della serie A, perché gli stipendi sono completamente differenti. I giocatori hanno già dimostrato disponibilità a fare dei sacrifici con rinunce o dilazionamenti sulla stagione prossima. In A in media c’è la rinuncia a una mensilità. Nelle serie inferiori ne chiedono di più nonostante stipendi inferiori. Sarebbe importante sapere quali sono le perdite reali dei club e del sistema: perché le rinunce devono essere parametrate”.
Sui contratti in scadenza il 30 giugno: “La proroga di prestiti e contratti non è ancora stata affrontata: serve un’autorizzazione della Fifa e poi l’accordo tra società e atleta. In teoria un club potrebbe non volersi avvalere più di un giocatore in scadenza evitando di pagare ulteriori mensilità. O un giocatore voler passare ad altro club con il quale magari ha già firmato guadagnando di più. Servirebbe una regola che valga per tutti. Ma bisogna lavorarci…”.
Se il campionato dovesse ricominciare e terminare ad agosto servirebbero ferie e nuova preparazione… “Non le chiamerei ferie ma pausa necessaria. Il calciatore è un atleta con un fisico sottoposto a stress. Già i giocatori saranno costretti a fare 13 partite in un mese e mezzo. Non a caso la Fifa sta studiando la possibilità di avere 5 cambi per ampliare il tumover e limitare gli infortuni. Ripartire subito significherebbe giocare ininterrottamente per 14 mesi con 2-3 gare a settimana: uno stress insostenibile. Quindi se si finisce questa stagione c’è bisogno di una pausa e di una nuova preparazione”.
Al di là delle necessità economiche, questo campionato ha ancora un senso?
“Da un punto di vista sportivo c’è stato un lungo stop, è normale che non si possa riprendere con le condizioni fiche e psicologiche di prima, ma le squadre almeno ripartiranno tutte da zero. Da un punto di vista sociale un senso lo avrebbe, perché vorrebbe dire ricominciare a vivere la normalità, anche se con gare a porte chiuse”.
Prima di riprendere non ritiene necessario venga stabilito cosa accadrebbe in caso di definitivo stop?
“Questo è fondamentale. Le regole vanno decise prima stabilendo come finirebbe il campionato”.
Organizzazione, contratti, classifiche, calendari, diritti tv: tutti temi aperti. Ma non siamo in ritardo nell’affrontarli?
“Il problema principale oggi è che non decidono legali, giuristi, dirigenti. Oggi decidono medici e scienziati”.
Tommasi, lei crede a questa ripartenza?
“Noi vogliamo prepararci in attesa di una buona notizia. Poi ci aspetta lo Zoncolan…”.