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Pubblichiamo la lettera della consigliera comunale Angela Pirri riportante le ragioni delle dimissioni da tutti gli organi del PD ed il passaggio ad Italia Viva.
“Nel 2012, quando decisi di dare un contributo al dibattito politico avevo ben in mente alcune parole chiavi: “competenza e merito, giustizia sociale e diritti, lavoro e sviluppo ecosostenibile”. Temi dibattuti sia nel centro-sinistra che nel centro-destra. Ma quello che distingue un campo progressista da uno conservatore non è il trattare un tema bensì le soluzioni proposte. E lo spartiacque tra “Politica” e “politica” sono le azioni concrete messe in campo per realizzare le soluzioni individuate.
Perché “competenza e merito” possono essere declinati puntando sugli avanzamenti di carriera basati sull’anzianità di servizio oppure attuando delle riforme che vadano nella direzione di frenare, e se possibile arrestare, l’emorragia di giovani (dai pizzaioli ai professori universitari) che sta svuotando il sud del Paese. Gente formata e strutturata che regaliamo a Paese terzi (dagli USA alla UE).
“Competenza e merito” si possono continuare a declinare ignorando l’esistenza di contratti, spesso da fame, che vengono proposti trasversalmente a lavoratori sia con bassa scolarizzazione che alta,
oppure procedendo con un taglio considerevole del cuneo fiscale (da una parte) e incentivando la contrattazione di secondo livello (dall’altra).
Si può decidere di attuare una politica di ridistribuzione del reddito attraverso uno strumento quale il reddito di cittadinanza oppure sostenere un welfare universale che tuteli chi ha perso il lavoro ma, al tempo stesso, che sproni le persone a rimettersi in gioco. E’ profonda la differenza tra assistenzialismo (spesso clientelare) e “paracadute sociale”.
Si può decidere di difendere “il posto di lavoro” oppure di tutelare e difendere “il lavoratore” attraverso, ad esempio, la sua costante riqualificazione e formazione in maniera tale che egli sia sempre un valore aggiunto per l’azienda (un mix di esperienza e professionalità) anziché un mero numero. Di recente la Camera di commercio di Pisa (commentando i dati provinciali del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con ANPAL per il primo trimestre 2020) ha affermato: “l’elemento che desta maggiore preoccupazione, è il permanere di una quota elevata di posti, uno su tre, che le imprese pisane dichiarano di fare fatica a trovare. Permane quindi, nonostante il rallentamento della domanda di lavoro, un gap tra domanda e offerta che è necessario colmare”.
Si può decidere di tacere sulle conseguenze, positive e negative, che la quarta rivoluzione industriale, già abbondantemente in atto, produrrà poiché essa sta cambiando i paradigmi della produzione industriale, sia in termini di innovazione di prodotto che di processo, oppure decidere di raccontare la verità ai cittadini informandoli su ciò che realmente comporterà lo sviluppo dell’intelligenza artificiale unitamente allo sviluppo di nuove tecnologie. Di quale sarà l’effetto dell’avere un manipolo di colossi high-tech in grado di gestire miliardi di informazioni (dal colore dei nostri occhi ai nostri gusti musicali, dal nostro stato di salute alle opinioni politiche). Lo scandalo di Cambridge Analytica e le sue implicazioni in termini di probabile condizionamento del voto democratico nelle ultime elezioni americane (e non solo) è un esempio delle sfide che abbiamo di fronte.
Si può decidere di introdurre leggi punitive per le aziende italiane del packaging e colpire di fatto lavoratori con famiglie a seguito, oppure spingere perché la ricerca scientifica venga finanziata e trovi soluzioni ecosostenibili che possano sostituire la plastica “usa e getta”; incentivare attraverso piani nazionali, così come ha fatto il governo Renzi con il piano di Industria4.0, il trasferimento del know-how tecnologico alle aziende e renderle competitive e verdi. Promuovere una corposa campagna informativa sull’uso responsabile delle risorse del pianeta, in primis, nelle scuole e dopo a tutti i cittadini.
Dinanzi a tutto questo un partito può discutere, può anche litigare, ma sicuramente non può restare immobile. Perché i processi o si governano oppure si subiscono. Non ci sono strade terze percorribili.
Da troppo tempo il PD è fermo, concentrato su sterili discussioni interne che ne hanno affossato l’azione propositiva e riformista che era la ragione fondante del suo esistere. La mancata approvazione della legge sullo “ius culturae” e l’accettazione della riforma Bonafede sulla prescrizione sono solo due dei temi, ma si potrebbero citarne tanti altri, dinanzi ai quali il PD non ha mostrato di avere una politica caratterizzante. Ma cos’è un partito di centro-sinistra se non delinea il perimetro valoriale nel quale muoversi? Se non ha in mente una politica economica svincolata dai diktat di chi dice no a prescindere. Si dice no al TAP, alla TAV, all’Ilva che si vorrebbe chiudere per sostituirla con non si sa bene cosa anziché dire chiaramente che l’acciaio italiano va salvaguardato e nel contento lo stabilimento deve essere profondamente modernizzato perché sia fonte di vita e non di morte. Se non hai in mente una politica che faccia ripartire quel fantastico ascensore sociale che è la scuola figlia di una cultura laica, pluralista e non ideologizzata.
Ma le discussioni nazionali non restano mai tali ed inevitabilmente ricadono nel locale. Il PD nei nostri territori non è stato immune da tutto ciò. Visioni politiche, spesso molto distanti, hanno forzatamente convissuto.
Stante queste considerazioni, per la mia storia politica e personale ho deciso di lasciare il PD ed entrare in Italia Viva. Un partito giovane, senza alcun paracadute di sicurezza, ma che ha già fatto alcune scelte di campo precise e puntuali: essere una forza politica nel campo del centro-sinistra a livello nazionale, appoggiare la candidatura di Eugenio Giani a livello regionale, e costruire alleanze rispettose a livello comunale.
Con grande rispetto, lo stesso che merita la mia scelta, auguro ai miei ex compagni di partito un proficuo congresso.”