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L’UNESCO al Liceo Buonarroti di Pisa per l’anno internazionale della Tavola periodica degli elementi chimici

Non è cultura di serie B: la scienza è cultura a pieno titolo. Con queste parole si potrebbe riassumere l’incontro avvenuto a Pisa mercoledì 20 novembre, nell’auditorium del liceo scientifico “Filippo Buonarroti”, fra i docenti, gli studenti, il club pisano per l’UNESCO e il chimico e giornalista Gianni Fochi.

Si trattava di partecipare alle celebrazioni per il 2019, proclamato dall’UNESCO anno internazionale della tavola periodica degli elementi chimici. Fochi, ricercatore in pensione della Scuola Normale Superiore e noto divulgatore scientifico, ha pubblicato quest’anno con la casa editrice Bietti “L’avventura periodica”: libretto molto scorrevole, dedicato sostanzialmente alla storia della tavola periodica e in particolare ai non pochi aspetti curiosi che tale storia costellano. Eppure non evita qua e là alcuni approfondimenti scientifici. Ciò lo rende utile al profano interessato a capire qualcosa di scienza, e ai giovani delle scuole superiori.

“Voi non volete faticar meno negli studi, capire qualcosa di più in ciò che studiate e magari prendere a scuola voti migliori? No, vero? Allora non comprate questo mio libro” ha detto furbescamente Fochi ai ragazzi presenti. Dal canto suo la professoressa Annunziata Campa ha presentato agli studenti le finalità dell’UNESCO. Fochi ha poi insistito sul pioniere anglo-italiano che a metà Ottocento provò senza fortuna a convincere gli accademici con la sua legge delle ottave, cioè chimica esposta in chiave musicale, e sugli sconosciuti meriti chimici di Pasteur, per nulla inferiori a quelli biomedici per cui è famoso.

Particolarmente inaspettato è poi giunto, nell’esposizione di Fochi, un Mendeleev non soltanto padre della tavola periodica, ma anche capace di grande e rischiosissimo azzardo nelle sue previsioni scientifiche, e addirittura bigamo per sette anni: cosa che ha dell’incredibile nella Russia ottocentesca.

L’oratore è infine ricorso a due testimonial d’alto livello, Primo Levi e Oliver Sacks, per rivendicare alla chimica il rango di cultura senza complessi d’inferiorità.