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La sfida ai germi multiresistenti si arricchisce di nuovi alleati. Alla promozione della ricerca su nuove molecole di antibiotici in grado di sconfiggere i ceppi più resistenti e ai programmi di stewardship antimicrobica negli ospedali (appropriatezza nella scelta del farmaco grazie a test diagnostici rapidi in grado di rilevare la sensibilità antimicrobica, con il minor grado di tossicità possibile per il paziente), si profila all’orizzonte l’ipotesi del vaccino che, a differenza degli antibiotici, non sviluppa resistenze neppure dopo decenni. E’ uno dei temi affrontati nella tre-giorni di convegno all’Hotel San Ranieri sulle tematiche classiche di interesse infettivologico, organizzata come tutti gli anni dal professor Francesco Menichetti, direttore dell’Unità operativa di malattie infettive dell’Aoup. Dall’11 al 13 novembre è tornato infatti a Pisa il consueto appuntamento con il corso avanzato di terapia antibiotica, giunto alla XIV edizione e che rientra nell’ambito del II evento nazionale promosso dal Gisa-Gruppo italiano per la stewardship antimicrobica, di cui Menichetti è presidente.
“E’ arrivato il momento di sperimentare nuove strade perché la posta in gioco è troppo alta – dichiara il professor Menichetti – e contro questi nuovi nemici, sempre più pericolosi, servono alleanze strategiche e collaborazioni internazionali. Non solo quindi bisogna incentivare la ricerca antibiotica ma lavorare anche sul fronte degli anticorpi monoclonali e dei vaccini, perché le infezioni da germi multiresistenti, se non debellate, diventeranno la principale causa di morte negli anni a venire”.
Quest’anno il convegno coincide con l’emergenza della diffusione negli ospedali toscani dell’infezione causata dall’NDM-New Delhi Metallo beta-lactamase, un enzima prodotto da enterobatteri normalmente presenti nella flora intestinale umana, resistente a molti tipi di antibiotici fra cui anche quelli di ultimissima generazione. L’assessorato alla salute della Regione Toscana insieme all’Ars-Agenzia regionale sanità e alle Aziende sanitarie toscane sta fronteggiando questa emergenza con una serie di misure di sorveglianza e contenimento della diffusione dell’infezione, dopo aver attivato anche un’unità di crisi regionale con l’elaborazione di un documento di indicazioni da osservare rigorosamente.
In Aoup è stata quindi innalzata a livello generalizzato nei reparti la soglia di attenzione delle misure igieniche con particolare attenzione al lavaggio delle mani, riconosciuto in letteratura la pratica igienica più efficace di contrasto agli enterobatteri produttori di carbapenemasi (enzimi resistenti agli antibiotici carbapenemi). Il personale sanitario e di supporto delle varie strutture e degenze è stato sottoposto a ripetuti incontri di formazione sulle pratiche da osservare nello svolgimento del proprio lavoro. E’ stata inoltre revisionata la procedura aziendale (già attiva dal 2012) per la gestione dei batteri resistenti e sono stati forniti ai reparti anche strumenti di rapido utilizzo (salviette disinfettanti preimbevute). E’ stato potenziato il team aziendale che monitora quotidianamente il riscontro di nuovi casi verificando che siano applicate, nei vari reparti ospedalieri, le precauzioni aggiuntive da contatto (corretta collocazione del paziente per l’isolamento spaziale, funzionale o di coorte, oltre all’igiene delle mani e all’utilizzo di guanti e sovracamice, dispositivi dedicati etc…). Tutto questo parallelamente alla ricerca rapida dei pazienti colonizzati attraverso tampone rettale dei ricoverati in reparti specifici (terapie intensive e sub-intensive, oncologia, oncoematologia, trapianti, cardiochirurgia, malattie infettive, area medica, riabilitazione) e dei pazienti con caratteristiche di rischio, ricoverati in altri reparti, e al test rapido di diagnostica molecolare per analizzare più campioni di sangue contemporaneamente, con tempi di risposta entro poche ore.
“E’ uno sforzo collettivo che ci riguarda tutti – dichiara il direttore sanitario Grazia Luchini – e che ci vede impegnati sul fronte della sorveglianza, dell’igiene, del rischio clinico, della collaborazione multidisciplinare e interaziendale. Più gli ospedali sono grandi e ad alta specializzazione chirurgica, più è possibile che ci siano numeri elevati di questo tipo di infezioni in ragione delle procedure complesse che si effettuano e della conseguente fragilità dei pazienti ricoverati – conclude – ma le misure di sorveglianza e contenimento adottate sono tutte orientate a una graduale diminuzione della diffusione dell’infezione osservata negli ultimi mesi”.
Al congresso non si è parlato però solo di NDM. C’è stato il consueto Focus sull’Hiv, che affronterà i grandi temi della sfida dell’Hiv/Aids per arrivare all’eradicazione dell’infezione in Italia attraverso una terapia definitiva e un vaccino preventivo, il tutto nell’ottica dell’efficacia sposata alla sostenibilità economica. Si è parlato anche di epatite, con l’approfondimento sulle reali dimensioni dell’infezione da Hcv in Italia e della coinfezione Hiv/Hcv. Il corso avanzato di terapia antibiotica è stato invece, come sempre, incentrato sulla sfida della resistenza antimicrobica e sulle nuove opzioni terapeutiche che, assieme alla diagnosi microbiologica rapida, rendono il trattamento di precisione delle infezioni difficili un obiettivo perseguibile. Una sezione è stata dedicata alla gestione delle infezioni nel paziente fragile e in quello immunocompromesso. L’efficacia dei programmi di stewardship antimicrobica e di infection control è stata riconsiderata mettendo a confronto diverse esperienze. Uno spazio particolare è stato dedicato, infine, a degli hot topics che vedono la medicina pisana all’avanguardia in Italia e all’estero: trattamento del piede diabetico e delle infezioni dei dispositivi cardiaci, diagnostica scintigrafica delle endocarditi e radiologia interventistica per il trattamento di problematiche infettive.