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Si chiama “Donne nel caos venezuelano” il film “denuncia” della regista Margarita Cadenas. Una donna dotata di un forte senso sociale, che ha scelto di caratterizzarlo completamente al femminile: non solo perché racconta di donne, ma per lo sguardo adottato da chi si prende carico il racconto, che mette in evidenza ciò che il maschile non riesce a intravedere.
Un docufilm proiettato in due date: a Firenze giovedì 2 maggio, al Cinema “La Compagnia” dove alle ore 20:30 è previsto una breve introduzione dalla regista e alle 21:00 la proiezione con dibattito a seguire. E a Pisa venerdì 3 maggio, al Cinema “Lanteri” alle ore 21:30 la proiezione del film e a seguire dibattito con la regista.
La proiezione di questo film è un’iniziativa dell’Associazione Venezuela in Toscana. Un’associazione culturale, apartitica e senza fini di lucro, composta da volontari venezuelani e non, che realizza azioni comuni a sostegno del Venezuela attraverso la comunità italo-venezuelana presente in Toscana. Nella tappa di Pisa, l’iniziativa è accompagnata dal Circolo Culturale “Il Rustichello”, che ha lo scopo della diffusione e la promozione di tutte quelle attività culturali e ricreative dirette ad arricchire e valorizzare la persona umana. Inoltre il Gruppo Italia 010 di Amnesty International Pisa sarà presente con un piccolo intervento e con un punto di raccolta firme per la campagna “Giustizia per il Venezuela” promossa da Amnesty Italia.
“Un docufilm che rappresenta una forma di denuncia e di sostegno al nostro popolo – afferma la Presidente dell’Associazione Claudia Romero, – perché per “Venezuela in Toscana” la cultura è un valido strumento per diffondere valori di pace e solidarietà. Se oggi i diritti umani sono ancora un valore universale, allora prendercene cura continua ad essere un dovere fondamentale”.
Di cosa parla questo film? “Parla di cinque donne, ovviamente venezuelane, dal diverso background e di generazioni differenti, che disegnano un ritratto del loro paese al collasso di fronte a quella che è probabilmente la peggior situazione di caos sociale, economico, politico e umanitario in 200 di storia” dice la regista. ”Testimoniano la terribile situazione a cui la popolazione è sottoposta”.
Ognuna di loro la affronta una specifica difficoltà: carenza di cibo, mancanza di servizi sanitari, materiali e medicine, prigionieri politici, palesi ingiustizie e aumento della criminalità impunita.
Le donne protagoniste, tutte quante con storie di vita estreme, sono: KIM, un’infermiera di 34 anni, madre di due bambini. Si rende conto di essere impotente di fronte alla sofferenza e alla carenza di servizi negli ospedali. MARIA JOSE, 28 anni, presto madre del suo secondo bambino. Dispone di sole due ore di acqua al giorno. E poi c’è EVA, 22 anni, già madre di un bambino di 3 anni. Vive con sua madre, suo cugino e suo figlio a Petare, una delle più grandi baraccopoli del Sud America. E LUISA, una nonna di 76 anni che vive in un quartiere popolare di Caracas,con suo marito. Tutti e due sono poliziotti in pensione e profondamente religiosi. Attualmente stanno affrontando una terribile ingiustizia. Il loro nipote, deputato dell’opposizione, è stato incarcerato due anni e mezzo fa e non ha ancora visto l’inizio del processo giudiziario accusato di aver finanziato proteste anti-governative nel 2014. Incapaci di ottenere un processo giudiziario adeguato, hanno solo la possibilità di visitarlo in carcere due volte a settimana. E infine OLGA, 44 anni e madre di tre figli. La sua storia ha guadagnato risalto nei titoli di cronaca nera venezuelana. Suo figlio di 16 anni è stato ucciso a colpi di arma da fuoco dalla polizia, scambiato per un noto signore del crimine durante una brutale operazione di comando a casa sua, lei è stata testimone dell’omicidio e ha visto suo figlio morire davanti ai suoi occhi.
Le testimonianze di vita delle protagoniste vanno al di là di preconcetti o posture politiche, lasciando a nudo la realtà del quotidiano. Dalla carenza di cibo, che costringe a fare ore e ore di fila, all’acqua e l’energia elettrica razionata. Prova di questa universalità di contenuto è l’accompagnamento che organizzazioni mondiali come Amnesty International e Human Right Watch, hanno riservato a questa produzione, nel suo percorso di presentazioni in giro per il mondo.
“Da marzo 2018, ho già presentato il mio film in 16 paesi – racconta la regista-. Tuttavia, da quando il film è stato girato, la crisi in Venezuela si è aggravata in modo sproporzionato. La situazione politica si è ulteriormente deteriorata e il regime venezuelano è diventato una vera dittatura, sotto tutti gli aspetti.
In uno stato militare governato tramite la concentrazione del potere nelle mani e di un uomo che ha trasformato la popolazione in mendicanti privati della dignità; il paese è diventato debole, devastato, sconvolto e violento a causa dell’aumento della criminalità e della distruzione delle istituzioni. Il Venezuela sta vivendo il suo momento più buio, sprofondando nell’oscurantismo. Per fortuna, la comunità internazionale è ora consapevole della portata dello stato caotico delle cose.
Alcuni paesi hanno persino approvato sanzioni che sono già state messe in atto – continua – È fondamentale aggiungere che devo la realizzazione di questo film al coraggio delle cinque donne che hanno accettato di testimoniare, così come a quello della mia squadra. È importante tenere in considerazione che a causa delle severe normative in atto, tutti loro hanno accettato il rischio di lavorare con me in maniera del tutto clandestina. Avendo mostrato il film a persone di diverse culture in tutto il mondo, posso dire con certezza che il mio documentario è diventato un vero e proprio simbolo del caos venezuelano. Tutto ciò che vedi nel film corrisponde fedelmente a una realtà tristemente consolidata da molto, troppo tempo. Oggi tale situazione sta peggiorando alla velocità della luce. Il film offre una visione chiara della gravità di tutto questo.
Un film toccante, che ben mette in luce quanto stia avvenendo, e non da oggi, nel Venezuela. Oggi possiamo conoscerlo grazie a chi si è messo in marcia, e ha messo faccia e cuore con l’unico obbiettivo di illuminare e informare il maggior numero di persone possibile della drammatica situazione.
Di particolare rilevanza è la partecipazione e i riconoscimenti ottenuti da questo film-dossier in diversi festival internazionali per la difesa dei diritti umani. Il suo ultimo lungometraggio documentario “Women of the Venezuelan Chaos” è uscito nelle sale della costa orientale degli Stati Uniti e in Francia il 4 luglio 2018 ed è stato selezionato in vari festival in tutto il mondo (Germania, Danimarca, Irlanda, Svizzera, Olanda, Inghilterra, Francia, Stati Uniti, Canada, Brasile, Colombia, Belgio, Italia…), ottenendo numerosi premi e acclamazioni dalla stampa internazionale
“In un certo senso, questo documentario si può considerare come il mio “grido di aiuto” a nome dei miei compagni venezuelani” conclude la regista Margarita Cadenas, le cui informazioni sono disponibili su: www.femmesduchaosvenezuelien.com.